Bar To BarL'itinerario delle Langhe
Dal Barolo al Barbaresco
L’itinerario BartoBar si snoda nelle Langhe, andando dall’area del Barbaresco a quella del Barolo passando per l’Alta Langa, per una lunghezza complessiva di 124 km suddivisi in sette tappe. Si tratta di territori che offrono risorse enogastronomiche, naturalistiche e culturali da scoprire girovagando, “andando per Langa”.
Escursionismo in Langa
La Langa del Barbaresco è la parte più orientale del territorio e si snoda da Alba in direzione delle colline astigiane del Moscato, con splendide balconate che guardano il vicino Roero. È la zona di produzione del Barbaresco, grande e nobile vino di territorio, e comprende i comuni di Barbaresco, Neive, Treiso, oltre San Rocco Seno d’Elvio, frazione di Alba. Colline vitate che si estendono a perdita d’occhio, interrotte dalle erosioni calanchive dalle Rocche e dal fiume Tanaro, che divide in due Langhe e Roero. I Borghi, arroccati sulle sommità delle colline, rappresentano veri e propri gioielli ricchi di arte e cultura che, mischiata al profumo del vino, regalano emozioni senza tempo. Le Langhe del Barolo sono contenute in una piccola striscia di terra che si estende a sud di Alba, il cui polo culturale è il paese di Barolo, luogo d’origine del “re dei vini”.
Il paesaggio collinare è un susseguirsi di dolci pendii, coltivati a vite, i cui filari disegnano rigorose geometrie. Sulle cime delle colline sono arroccati numerosi castelli e fortezze medievali, quali i castelli di Serralunga, di Barolo, di Roddi, di Castiglione Falletto, di Grinzane Cavour, già residenza dello statista e produttore di vini Camillo Benso, conte di Cavour. L’Alta Langa si trova nella zona di confine con la Liguria e rappresenta la parte più selvaggia e impervia del territorio. Le colline, troppo alte per permettere la coltivazione della vite, sono caratterizzate da noccioleti, pascoli e boschi. Oltre ai grandi vitigni, noti in tutto il mondo, queste terre vantano un’importante tradizione gastronomica, che affonda le sue radici nei contrasti tra la povertà contadina e l’agiatezza borghese. Il prodotto d’eccellenza è certamente il tartufo bianco, preziosissimo fungo ipogeo che in quest’area presenta le migliori caratteristiche organolettiche, determinate dalla particolarissima combinazione di clima, caratteristiche del suolo e vegetazione. Un ottimo modo di assaporarlo è servirne qualche scaglia sull’uovo fritto in padella, ma accompagna anche pietanze quali la fonduta, i tajarin o la carne cruda battuta al coltello. Molti altri sono comunque i piatti tipici della tradizione: il vitello tonnato, la lingua in salsa, le acciughe al verde, gli agnolotti del plin, il bollito misto, il fritto misto.