RODDINO · MONFORTEQuinta tratta · 15,5 km

Da Roddino si prosegue sulla provinciale molto panoramica fino alla Chiesa di Santa Maria dove si imbocca una strada secondaria che conduce a Sinio. Dal centro del paese, lungo un percorso che si snoda tra i vigneti, si giunge alla borgata dei Marenghi, per poi ridiscendere al torrente Talloria e risalire a Serralunga d’Alba. Da qui, attraverso una ripida discesa tra i vigneti, si giunge a Collaretto e, con un ultimo tratto in salita, si risale a Monforte.

Dettagli Tecnici

Lunghezza percorso: 15,5 km • Dislivello: 580m | 520m • Difficoltà del percorso: BC
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Da Roddino usciamo dal paese verso Serralunga e giunti alla Cappella della Madonna della Neve imbocchiamo il viottolo erboso a destra che corre a mezza costa per immettersi poi sulla strada del Bricco del Gallo (su asfalto prima a sinistra e poi subito a destra).

(Questa parte Roddino-Sinio-Montelupo-Sinio-Serralunga è consigliata solo a ciclisti esperti. Per gli altri suggeriamo di raggiungere Serralunga direttamente da Roddino su asfalto). Poco dopo l’agriturismo, ci si infila sotto la strada a sinistra prima su sterrata, poi a destra nell’erba tra i vigneti e, più avanti, attraverso un noccioleto. La strada scende gradatamente (D1-2), per inoltrarsi nel bosco e ritrovare la sterrata quasi al fondovalle

Giunti sulla provinciale, la si attraversa per risalire al borgo di Sinio, dominato dal bel castello e disposto quasi in verticale sulla valle. Non a caso useremo le scale per tagliare i vicoli ripidi del borgo e raggiungere dalla via della chiesa la piazza alta con il municipio e, appunto, il castello (oggi albergo). Svoltiamo a sinistra in vicolo del Castello e, quindi, alla successiva area di sosta dei camper, giriamo a destra per iniziare la salita verso Montelupo. Dopo 50 m imbocchiamo la prima sterrata a destra (S2) e percorriamola tra le nocciole fino a una casa in borgata, da cui svoltiamo a sinistra, in salita (S2) per un paio di chilometri, fino a ricongiungerci brevemente con l’asfalto in località Protto. Raggiunta località Gabusi (destra, sinistra, destra in rapida successione) si riprende a sinistra l’erbata che ora, sfiorato il paese di Montelupo, scende dolcemente all’imbocco di una forra (che lasceremo a destra svoltando a sinistra), quindi, superato il ponticello, si arriva a un gruppo di case. Dopo l’ultima cascina la via si fa ripida e diventa uno stretto viottolo nel bosco (D3), per poi sbucare tra i vigneti, sempre molto scoscesa e pietrosa, e scendere tra campi e nocciole, tenendo ogni volta la sinistra fino alla Cascina dei Bricchi. Qui si procede sempre in discesa ripidissima (D3 estrema), ancora tenendo la sinistra e, con due tornanti inghiaiati, si raggiunge nuovamente l’asfalto poco oltre Sinio in direzione Valle Talloria.

Attraversiamo quindi la provinciale per Valle Talloria e prendiamo la sterrata che scende al guado sul Talloria per poi risalire ripida (S3 oltre il rio, si prenda quella di destra) per i boschi prima e i vigneti poi, sino a raggiungere l’abitato della borgata Cerrati, da cui, scollinando, scendiamo alla provinciale che si apre su uno dei paesaggi più belli del Barolo. Quasi tutti i grandi cru di Serralunga sono disposti su questo versante che guarda le opposte frazioni Ginestra, Castelletto e Perno di Monforte. Proprio sotto di noi ecco il celebre Lazzarito, con a destra Meriame e a sinistra Garombo, con Marenca e Parafada.

Svoltiamo dunque a sinistra per raggiungere Serralunga, il più medioevale dei paesi delle Langhe, col suo castello turrito a dominare un unico cerchio di case. Entriamo dall’arco su piazza Umberto I con il donjon della fortezza dei Falletti ormai sopra di noi. Un giro nel castello (museo, monumento nazionale, rimasto intatto nelle sue specifiche difensive) e nella via maestra è d’obbligo. Infine, si esce dal paese sulla piazza Cappellano dal cui notevole belvedere possiamo ammirare invece i vigneti di Vigna Rionda (forse il più celebre cru del paese), per raggiungere su asfalto il bivio di Collaretto (altro noto vigneto da Barolo) a destra e, quindi, superata la borgata, infilarci nella sterrata davanti a noi che scende in D2 tra le piante da tartufo, sino al torrente sottostante. Lo guadiamo per trovarci a un trivio da cui imbocchiamo la mediana in ripida salita su pietraia (S3 estrema), che, una volta passato il bosco, si apre sui vigneti della Ginestra, per riportarci su asfalto attraverso la borgata, superare alcuni secchi tornanti, quindi il cimitero e, infine, giungere all’agognato Monforte dall’alto.

Monforte è un altro centro di grande fascino con la Saracca, la parte più antica del paese, che sale ripida come un pueblo fino al Palazzo degli Scarampi e all’Auditorium Horzowsky (dove a luglio si tiene, da oltre trent’anni, il più bel festival di musica jazz del Piemonte). Arrivando dall’alto, la Saracca noi la percorreremo in discesa: le vie del borgo meritano una visita approfondita, facilitata dalla presenza di numerosissimi locali e alloggi. La torre campanaria, che svetta tra l’oratorio e la confraternita, è la vestigia più rilevante dello scomparso castello medioevale che occupava l’intera spianata. Qui nel 1080 i Càtari (ma in realtà erano Manichei) si asserragliarono per resistere alle milizie del Papa in quello che resta il primo caso di persecuzione di eretici. I poveri abitanti del paese furono trascinati in catene a Milano dove, al rifiuto di abiurare, furono tutti e trecento condannati al rogo: li ricorda lassù in Lombardia l’omonimo corso Monforte.

La triste sorte dei Càtari ci riporta alla realtà storica di queste colline che, contese e frammentate tra signori locali, conobbero infinite invasioni anche dai regni più lontani, scorrerie di pirati e epidemie lasciate di mancia dalle soldataglie mercenarie. La densità di cappelle votive, chiese campestri e monasteri (spesso oggi scomparsi) si spiega bene dunque con la fragilità di queste comunità, che in definitiva trovarono un ordine e un po’ di pace solo con l’ascesa dei Savoia in Piemonte a fine ‘600, dopo una guerra infinita come quella dei Trent’anni.

VARIANTE
Serralunga d'Alba - Monforte d'Alba
Arrivati a Serralunga dai Cerrati si svolta a sinistra verso il borgo, ma, proprio prima della strettoia, si scende a destra al bivio del Garombo, sempre su asfalto. Giunti al fondo della borgata la strada diventa una sterrata che scende decisa (D2) verso il fondovalle, tra i vigneti di Margheria e Le Turne in poche piacevoli curve. Giunti al fondo si tiene la sinistra per poi, dopo il ponticello, svoltare nuovamente a destra su asfalto e percorrere un tratto della fondovalle sotto Perno, sino a giungere in vista del “panettone” di Castiglione Falletto. Poco prima di una curva a destra, che dà su un altro ponte, lasciamo l’asfalto per imboccare a sinistra la capezzagna dello Scarrone, la vigna che decora il castello dei Falletti come una gonna ricamata. La strada, pur se con molte curve, sale decisa (S2-3) tra i vigneti e, ondeggiando, ci porta proprio sotto il concentrico medioevale. Siccome la strada è un anello che chiude tutto il borgo sino alla piazza è indifferente da che parte si percorre, ma suggeriamo di andare a destra per cogliere meglio l’antica geometria di spalti e fossati. Il massiccio castello, con la bella e rara torre cilindrica nel mezzo del cortile, più che dominare il borgo lo definisce in toto, lasciando la chiesa e le poche nobili e antiche case confinate in un paio di strade appena.

A Castiglione è attiva anche una Cantina Comunale che propone spesso degustazioni e visite. Usciamo dal paese su asfalto e teniamo la sinistra in direzione Monforte. La strada inizia a salire per portarsi sullo spartiacque da cui si contemplano da un lato Perno e dall’altro i vigneti di Barolo incuneati tra Monforte e Castiglione. Proprio su questa strada è passata la cronometro del Giro d’Italia Barbaresco-Barolo, in uno dei suoi passaggi più spettacolari ed emozionanti. Superato il confine comunale con Monforte lasciamo l’asfalto in prossimità del Favot, la grande cascina di Aldo Conterno, e scendiamo (D1) a sinistra tra i vigneti delle Rocche di Castiglione, per poi proseguire tra il bosco e la cascina quasi in piano; superato il Favot la nostra strada piega decisa a destra per inoltrarsi tra le frasche della rocca (che qui è poco pronunciata) e sbucare ai piedi del colle di Santo Stefano, con l’antichissima pieve romanica che guarda i castelli di Perno e Castiglione, tappa obbligata per viandanti e pellegrini in viaggio su queste colline. La salita in capezzagna tra i vigneti è molto ripida (S3), ma sarà ripagata dall’atmosfera di quiete mistica della piccola pieve.

Davanti a noi la collina declina dolcemente verso il borgo di Perno, tutto raccolto attorno al castello (oggi più un palazzo nobiliare), dove in estate Giulio Einaudi riuniva la redazione nei lontani anni ’70. Una sosta è d’obbligo prima di riprendere a salire in ripida mulattiera (S2), che taglia le curve della strada asfaltata, infilandosi a sinistra appena usciti dal borgo, per costeggiare il cimitero nuovo e sbucare, appena prima della curva a gomito, sopra il paese. Questo è uno dei punti panoramici più straordinari di tutte le Langhe, che abbraccia in un sol colpo il Barolo di La Morra, Verduno e Roddi, con Castiglione davanti e, ancora, la chiesetta di Santo Stefano e il castello di Perno in primissimo piano, quasi irreali; poi, a destra, l’infinita successione di balze di Serralunga con il castello schiacciato contro le colline più scure delle alte Langhe.

Un panorama straordinario e del tutto inatteso. Si prosegue su asfalto per poche centinaia di metri per poi scendere, superato il bivio per Castelletto (dove la chiesa dell’Assunta del XVI sec. e l’antico cimitero meritano una visita), alla borgata Gramolere, dove, all’altezza della grande panchina viola, si seguono i segni sui muri delle cascine e, oltre le case, ci si infila dal cortile nella strada di campagna a sinistra che corre a mezza costa tra boschi e vigneti per ricongiungersi dopo un paio di chilometri alla provinciale. Poche fresche curve in asfalto tra gli alberi ed ecco il bivio a sinistra, su strada inghiaiata, che risale dolcemente la collina della Ginestra per scollinare poco prima della piscina pubblica e scendere quindi a Monforte dall’alto della Saracca (la parte antica del paese, praticamente appesa in verticale alla roccia della collina).

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